COME E’ LA VITA UN BAMBINO CON DSA? QUALI SONO I SUOI VISSUTI, LE SUE EMOZIONI?
Il Disturbo di Apprendimento incide pesantemente sulla vita scolastica e relazionale dei bambini e dei ragazzi. Proviamo a riflettere: un bambino in età scolare trascorre buona parte della giornata a scuola e una buona parte del tempo rimanente a casa per svolgere i compiti scolastici. E’ cioè continuamente messo di fronte ai suoi fallimenti e, nel peggiore dei casi, ai rimproveri. Immaginiamo il suo disagio se il disturbo non è adeguatamente riconosciuto e compensato!
QUALI SONO LE REAZIONI COMPORTAMENTALI DEL BAMBINO CHE SI CONFRONTA CON QUESTI PROBLEMI?
Il bambino, a causa di un meccanismo di difesa personale, tende ad evitare le situazioni che lo mettono in difficoltà e in ansia, cioè, nel caso specifico dei bambini e ragazzi con DSA, tutte quelle situazioni che richiedono una prestazione scolastica che risulta difficile. Accade perciò che si rifiuti di leggere, di scrivere,… evita nel complesso tutte quelle attività che per altri sono semplici e automatiche, ma che per lui rappresentano scogli insormontabili, scogli che non fanno altro che confermare un’immagine di sé svalutata. Questa modalità di “evitamento” varia a seconda del bambino, delle sue caratteristiche.
Alcuni, infatti, mettono in atto reazioni comportamentali disturbanti o di tipo esplosivo, di aggressività, di rabbia e di opposizione.
Altri, invece, quando si tratta di andare a scuola o fare i compiti, lamentano disturbi somatici, quali mal di testa, mal di pancia, nausea, ecc; altri, si colpevolizzano in continuazione per le proprie incapacità.
QUALI SONO LE CONSEGUENZE EMOTIVE E PSICOLOGICHE PER L’ALUNNO DSA?
L’ingresso alla scuola primaria, a volte, coincide con il primo manifestarsi di problematiche emotive nel bambino con DSA, in quanto le difficoltà portano lo studente ad avere frequenti insuccessi a scuola.
Questo susseguirsi di risultati negativi, cui si aggiungono frequenti rimproveri, è spesso devastante: il bambino si sente non bravo come gli altri, si percepisce inferiore ai compagni. Questa situazione lo porta a sentirsi colpevole, poco amato dagli altri. Tutto ciò mina la sua autostima, la sua visione del mondo e l’ansia da prestazione arriva a livelli altissimi. La letteratura scientifica mostra che i bambini affetti da Disturbo Specifico dell’Apprendimento, e da dislessia in particolare, sembrano essere maggiormente a rischio di sviluppare altri disturbi psicopatologici in comorbilità, come ansia e depressione (Hinshaw, 1992; Kavale & Forness, 1996).
L’ansia è il più frequente sintomo emotivo riportato nei dislessici: recenti studi (Nelson & Harwood, 2013) evidenziano la presenza di sintomi riconducibili all’ansia scolastica in circa il 70% dei bambini con difficoltà di apprendimento. Si verifica perciò un circolo vizioso: elevati livelli di ansia durante lo svolgimento di un compito di matematica, così come durante la lettura di un brano, proprio per la natura stessa dei due compiti, interferiscono con lo svolgimento del compito, con dirette implicazioni a livello di memoria di lavoro (Eysenck, Derakshan, Santos e Calvo, 2007; Owens, Stevenson, Norgate e Hadwin, 2008) e peggioramento ulteriore della prestazione. Gli alunni in difficoltà tendono ad anticipare il fallimento e questo può provocare una forte agitazione e conseguenze psicologiche. La sintomatologia ansiosa sembra essere presente in particolare fra gli adolescenti (Carroll e Iles, 2006).
Anche la depressione è presente nei bambini e negli adolescenti con DSA (Maughan et al., 2003; Arnold et al., 2005), anche se non molto diffusa. I bambini con questo tipo di problematiche, sono ad alto rischio di provare intensi sentimenti di dolore e sofferenza. Inoltre, il basso rendimento scolastico potrebbe predisporre i bambini a diventare più isolati, ripiegati su di sé e con problemi di emarginazione, rispetto ai bambini senza difficoltà di apprendimento (Willcutt e Pennington, 2000). Avendo una bassa autostima, i DSA temono di sfogare la loro rabbia verso l’esterno, e quindi tendono a rivolgerla verso se stessi. Il bambino depresso non dichiara la propria tristezza, ma può diventare più attivo e comportarsi male per mascherare i sentimenti di dolore, può non apparire chiaramente infelice.
Infine, è stato ampiamente dimostrato che studenti con disturbi di apprendimento manifestano una più bassa percezione di valore di sé, un concetto di sé più negativo (Alesi, Rappo e Pepi, 2012; Hall, Spruill e Webster, 2002).
CON LA DIAGNOSI SI PONE FINE ALLE DIFFICOLTÀ EMOTIVE E PSICOLOGICHE?
La diagnosi rappresenta un passo di grande importanza per il bambino. Egli, infatti, comprende che le sue difficoltà non derivano da una sua mancanza di intelligenza, bensì da una particolare conformazione del suo sistema neuro-cerebrale. Il conseguimento della diagnosi, però, non risolve tutti i problemi: molti bambini hanno resistenze nell’essere trattati diversamente dall’insegnante e nel dover ricorrere a strumenti diversi rispetto ai compagni. L’adulto, in questo caso, deve saper cogliere e gestire con competenza e sensibilità tale situazione…soprattutto deve saper…
…SPIEGARE AL BAMBINO COSA E’ UN DSA
Spesso i genitori e gli insegnanti mi domandano come spiegare a un bambino le sue difficoltà di apprendimento? Anche quando il DSA è riconosciuto, spesso mancano le parole per spiegare al bambino (e a noi stessi) le sue caratteristiche diverse di apprendimento, i suoi lati deboli e i suoi punti di forza.
Rendere pienamente comprensibile ai bambini cos’è un DSA e cosa comporta, diventa un punto di fondamentale importanza.
In primo luogo, si devono usare parole semplici che siano in grado di far loro capire che le difficoltà non sono dovute a “limitazioni”, ma che semplicemente hanno bisogno di trovare un “metodo di studio” differente da quello dei compagni. E’ fondamentale inoltre non far passare il messaggio che si tratta di una malattia, ma spiegare che si tratta di un piccolo problema nel leggere, nello scrivere e nel calcolo, e che, con l’ausilio di adeguati strumenti, potrà essere superato.
Molto importante è parlare di DSA anche con i bambini che non hanno questo problema. Secondo una stima dell’Associazione Italiana Dislessia in ogni classe c’è almeno un bambino dislessico (non sempre diagnosticato). Per questa ragione è necessario educare i bambini al rispetto delle diversità e far apprendere che se il loro compagno non legge e non scrive bene, non è a causa della scarsa intelligenza. Infine, è fondamentale dare spazio di ascolto ai dubbi e alle perplessità al riguardo.
Ad esempio, la psicologa americana Ania Siwek ha sviluppato un modo semplice ed efficace di spiegare i DSA ai bambini, usando parole che possono essere capite e ricordate facilmente attraverso le metafore.
Grazie alle metafore, si può chiarire il complesso funzionamento del cervello, in modo che anche i bambini possano capire in modo semplice e chiaro cosa sono i DSA e come influiscono sul loro apprendimento, o su quello di alcuni loro compagni.
Se vuoi avere il parere di uno specialista per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, contatta il Centro Clinico di Psicologia al numero 039/9416276 o manda una mail a info@centropsicologiamonza.it
Dott.ssa Edy Salvan
Referente Disturbi Specifici dell’Apprendimento