Di Maria Grazia Galimberti e Lisa Carrara
Cos’è il Disturbo da Binge Eating?
Il Disturbo da Binge-Eating (BED) è stato riconosciuto per la prima volta come Disturbo del Comportamento Alimentare a sé stante nella quinta e ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5).
Secondo i criteri previsti dal Manuale la caratteristica principale del BED è la presenza di ricorrenti episodi di abbuffata (Criterio A), che devono verificarsi, mediamente, almeno 1 volta a settimana per 3 mesi (Criterio D). Un “episodio di abbuffata” (traduzione italiana del termine anglosassone “binge-eating”) consiste nel mangiare in un determinato periodo di tempo una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso periodo di tempo (es. meno di due ore) e in circostanze simili (Criterio A1).
Durante le abbuffate, generalmente, vengono ingeriti cibi ritenuti “cattivi o ingrassanti”, con una preferenza per gli alimenti ricchi di carboidrati o di grassi e che non richiedono troppa preparazione per essere cucinati, né masticazione per essere assunti (in particolare dolci, gelati, pane, toast, cioccolata…). Tuttavia studi accurati hanno evidenziato che ciò che caratterizza gli episodi di abbuffata non è tanto la qualità dell’alimento o il desiderio incontrollato di uno specifico alimento, quanto piuttosto l’anomalia nella quantità di cibo consumato, con un introito calorico che varia tra le 1.000 e le 20.000 calorie per singolo episodio. Il DSM 5 annovera infatti tra gli aspetti peculiari delle abbuffate (Criterio B) il mangiare grandi quantità di cibo senza essere realmente affamati o il mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni.
Le abbuffate avvengono solitamente in solitudine e in segreto, tanto che tale comportamento riesce ad essere mantenuto nascosto ai familiari anche per molti anni; inoltre solo raramente vengono programmate, risultando quindi come un comportamento di natura impulsiva e compulsiva.
Un aspetto fondamentale che accompagna l’episodio di abbuffata è la sensazione di perdita di controllo (Criterio A2), che si esprime ad esempio attraverso l’incapacità di astenersi dal mangiare, di smettere di mangiare una volta incominciato o di controllare cosa e quanto si sta mangiando. Si tratta quindi di una sensazione molto variabile da individuo a individuo: alcuni sperimentano la perdita di controllo prima di iniziare a mangiare, altri gradualmente mentre stanno mangiando, altri ancora improvvisamente se si rendono conto di aver mangiato troppo oppure se si sentono gonfi e grassi. La perdita di controllo viene descritta dai soggetti con BED come l’aspetto più fastidioso e stressante delle abbuffate, insieme al profondo disagio che ne consegue (Pawaskar et. Al., 2016).
Il DSM 5 annovera tra i criteri del Disturbo da Binge Eating la presenza di “marked distress” (Criterio C), ossia di un marcato disagio riguardo le abbuffate. I primi momenti dell’abbuffata sono spesso piacevoli, le emozioni negative vengono placate e scompaiono la fame e il senso di deprivazione; questi effetti positivi durano però poco e vengono sostituiti da disgusto, senso di colpa e depressione autosvalutativa. Ciò incide profondamente sulla qualità di vita degli individui che è infatti significativamente ridotta: si vergognano per la proprio scarsa forza di volontà, si sentono in colpa per il loro comportamento e provano un profondo disgusto verso se stessi e assenza di speranza.
I più recenti dati empirici rivelano che la maggior parte degli individui con BED presenta un’elevata comorbidità con altri disturbi psichiatrici (tra il 67% e il 79% dei casi), con una prevalenza per i disturbi d’ansia e i disturbi dell’umore e in particolare il disturbo depressivo. Nella maggior parte dei casi la depressione, essendo una conseguenza al disturbo dell’alimentazione, scompare una volta che il comportamento alimentare si è normalizzato; tuttavia a volte, anche dopo la normalizzazione dell’alimentazione, rimane la sensazione di scarso valore personale.
Abbuffate ed emozioni: un circolo vizioso
Il legame esistente tra stati emotivi e Disturbo da Binge Eating (BED) non si limita al marcato disagio vissuto in relazione alle abbuffate. La crescente attenzione empirica e clinica ai meccanismi che innescano le abbuffate ha evidenziato infatti il ruolo peculiare svolto dalle emozioni, tanto che una spiegazione ampiamente condivisa del perché si verifichino le abbuffate viene fornita proprio dal modello delle emozioni.
Tale modello nasce come alternativa al modello della restrizione secondo cui le abbuffate sarebbero la diretta conseguenza di una dieta ferrea, con il verificarsi della maggior parte degli episodi di abbuffata durante periodi di restrizione alimentare.
Sono due i limiti cui va in contro questo modello:
1) alcune persone che si abbuffano non hanno messo in atto precedenti comportamenti di restrizione alimentare;
2) in alcuni casi gli antecedenti delle abbuffate non sono legati a stimoli di fame o di appetito ma piuttosto a stati emotivi negativi.
Il modello delle emozioni, cui afferiscono numerosi contributi teorici ed empirici, si propone di superare i limiti del modello della restrizione e suggerisce due possibili processi capaci di spiegare il legame tra abbuffate e stati emotivi negativi:
a) “il processo del blocco delle emozioni” secondo il quale le abbuffate avrebbero la funzione di allontanare l’attenzione dell’individuo da stati emotivi per lui intollerabili;
b) “il processo della fuga dall’autoconsapevolezza” per cui le abbuffate sarebbero la conseguenza di una sorte di restringimento cognitivo che l’individuo utilizza per fuggire dalla consapevolezza di stati emotivi negativi o situazioni minaccianti l’autostima. Attraverso il restringimento cognitivo il soggetto si focalizza solo sulle conseguenze a breve termine delle abbuffate (es. aspetti positivi derivanti dal placare le emozioni negative) e non su quelle a lungo termine (es. conseguenze fisiche, psicologiche…).
Entrambe i processi rimandano ad un aspetto ricorrente nei casi di Disturbo da Binge Eating, ossia la mancanza di strategie emotive adattive: la ridotta o assente capacità di gestire e rispondere in modo funzionale alle difficoltà quotidiane (dalle piccole scocciature alle situazioni di maggiore gravità) può aumentare sia la possibilità di esperire stati emotivi negativi sia il ricorso a strategie di regolazione affettiva alternative che però sono disadattive (es. soppressione, ruminazione…).
Il modello delle emozioni evidenzia che gestire le emozioni attraverso le abbuffate crea un circolo vizioso: se da un lato le abbuffate fungono da aiuto per affrontare a breve termine gli stati emotivi negativi, dall’altro tale comportamento non porta ad affrontare e risolvere i fattori che contribuiscono a sviluppare i problemi emotivi coinvolti.
Le abbuffate, infine, qualunque sia il meccanismo che le inneschi, danno spesso luogo a emozioni negative (marcato disagio, senso di colpa, disgusto verso se stessi) che a loro volta rischiano di innescare ulteriori episodi di abbuffata.
In conclusione, attualmente si ritiene che le abbuffate possano verificarsi per differenti motivi (variabili anche all’interno dello stesso individuo) e che sia gli effetti psicologici e biologici della dieta restrittiva (modello della restrizione alimentare) sia le emozioni negative (modello delle emozioni) contribuiscano all’insorgenza e al mantenimento delle abbuffate.
Comprendere i meccanismi che conducono alle abbuffate ha importanti implicazioni terapeutiche; l’esperienza clinica suggerisce che nei casi in cui le abbuffate si verifichino nel contesto di un regime alimentare restrittivo sia più utile cercare di eliminare prima la dieta ferrea e poi, se le abbuffate persistono, lavorare sui fattori sottostanti gli stati emotivi negativi e promuovere l’acquisizione di strategie emotive adattive (es. accettazione, rielaborazione…).
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Dott.ssa Maria Grazia Galimberti, Psicologa, Psicoterapeuta, Referente Area Disturbi del Comportamento Alimentare
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Bibliografia
Dalle Grave R. (2013), Alle mie pazienti dico. Informazione e auto-aiuto per superare i disturbi dell’alimentazione. Positive Press, Verona 2013.
Dingemans A., Danner U. e Parks M. (2017), Emotion Regulation in Binge Eating Disorder: a review. Nutrients 2017, 9.
Pawaskar M., Solo K., Valant J., Schmitt E., Nwankwo M. e Hermann B.K. (2016), Characterization of Binge Eating Behavior in individuals with Binge Eating Disorder in an adult population in the United States. Primary Care Companion CNS Disorder, 18 (5).