di Michela Natoli*

Cosa si intende per disturbo dell’adattamento

 

Riuscire ad adattarsi ad un evento stressante o traumatico non è sempre facile. Eventi singoli improvvisi, come ad esempio la fine di una relazione, la perdita del lavoro, un lutto, oppure eventi che si ripetono nel tempo, come difficoltà economiche o una malattia fisica con dolore persistente, possono “spiazzarci” e generare qualche difficoltà nel proseguire con la nostra vita di tutti i giorni.

In pratica, quando ci accade “qualcosa di brutto”, ma anche “qualcosa di bello” come una nuova scuola o la nascita di un figlio, possiamo impiegare qualche tempo, anche alcuni mesi, ad adattarci alla nuova condizione. In qualche misura questa è esperienza di tutti, tuttavia in alcuni casi la risposta all’evento stressante sembra essere sproporzionata, con una sofferenza importante, con nervosismo, ansia e umore depresso che non trovano soluzione e che influenzano in modo rilevante la vita quotidiana.

In questi casi, quando ci sono questi sintomi e la fase di adattamento dura più di tre mesi, potrebbe essere in corso un disturbo dell’adattamento.

Il disturbo dell’adattamento è piuttosto comune. Anche se i dati sono variabili a seconda della popolazione studiata e dei metodi di valutazione utilizzati, la percentuale di individui sottoposti a trattamento ambulatoriale con una diagnosi di disturbo dell’adattamento varia tra il 5 e il 20%.

Quali possono essere gli eventi stressanti?

 

La caratteristica principale del disturbo dell’adattamento è che ci siano dei sintomi emotivi o comportamentali in risposta ad un evento stressante identificabile.

Le cause, cioè gli eventi stressanti, possono essere rappresentati da un singolo evento, ad esempio un licenziamento, una separazione, la morte di una persona cara, ecc. Oppure possono essere eventi stressanti multipli, come problemi coniugali, difficoltà economiche o sul lavoro che durano nel tempo. Possono essere ricorrenti, come ad esempi difficoltà lavorative che sono stagionali e si ripresentano ogni anno, oppure continui, come nel caso di una malattia cronica.

Gli eventi stressanti possono riguardare un singolo individuo, ma anche una comunità più ampia, come ad esempio in caso di disastri naturali o incidenti che coinvolgono più persone.

Alcuni eventi possono essere collegati a momenti particolari della vita, a passaggi evolutivi che sono esperienza di tutti, ma che per qualche ragione diventano più difficili da affrontare o da sopportare, ad esempio andare via di casa, sposarsi, cambiare lavoro, andare in pensione, ecc.

Come si fa a sapere se si tratta di un disturbo dell’adattamento?

 

Il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, DSM-V 2014 American Psychiatric Association, ha inserito il disturbo dell’adattamento all’interno della categoria dei disturbi legati a traumi e fattori di stress.

Qui di seguito i CRITERI DIAGNOSTICI

A. Lo sviluppo di sintomi emotivi o comportamentali in risposta a uno o più eventi stressanti identificabili che si manifesta entro 3 mesi dall’insorgenza dell’evento/i stressante/i.

B. Questi sintomi o comportamenti sono clinicamente significativi, come evidenziato da uno o entrambi i seguenti criteri:

  • Marcata sofferenza che sia sproporzionata rispetto alla gravità o intensità dell’evento stressante, tenendo conto del contesto esterno e dei fattori culturali che possono influenzare la gravità e la manifestazione dei sintomi.
  • Compromissione significativa del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre importanti aree.

C. Il disturbo correlato con lo stress on soddisfa i criteri per un altro disturbo mentale e non rappresenta solo un aggravamento di un disturbo mentale preesistente.

D. I sintomi non corrispondono a un lutto normale.

E. Una volta che l’evento stressante o le sue conseguenze sono superati, i sintomi non persistono più di altri 6 mesi.

Quali tipologie esistono?

 

Il DSM-V distingue le seguenti tipologie:

  • Con umore depresso: quando si è prevalentemente tristi, con facilità al pianto, fino anche a sentirsi disperati.
  • Con ansia: quando le emozioni predominanti sono nervosismo, inquietudine, agitazione o ansia di separazione
  • Con ansia e umore depresso misti: quando c’è una combinazione delle due tipologie emotive di ansia e umore depresso
  • Con alterazione della condotta: quando si presenta in modo prevalente un’alterazione del proprio modo di comportarsi
  • Con alterazione mista dell’emotività e della condotta: quando sono presenti sia sintomi emotivi (ansia e/o depressione) insieme all’alterazione del comportamento
  • Non specificati: reazioni disadattive che non sono classificabili nelle tipologie sopra riportate

Si può parlare inoltre di disturbo acuto se dura meno di 6 mesi, oppure di disturbo cronico se i sintomi persistono oltre i 6 mesi.

Cosa si può fare?

 

In presenza di questi sintomi e quando si capisce che la fase di adattamento ad un cambiamento o un evento traumatico sta durando troppo a lungo, può essere utile rivolgersi ad uno psicoterapeuta, che possa aiutare a sciogliere le difficoltà e ridurre la portata dei sintomi. Il disturbo dell’adattamento può essere trattato con colloqui psicologici, una psicoterapia individuale e anche attraverso la tecnica EMDR.

 

Se pensi di avere un disturbo dell’adattamento e desideri ricevere una consulenza da uno dei nostri specialisti, puoi contattare il Centro Clinico di Monza telefonando al numero 039.9416276 o scrivendo una mail a info@centropsicologiamonza.it.

 

*Dott.ssa Michela Natoli, Psicologa, Psicoterapeuta, Referente dell’area Psicologia del Trauma