Diagnosi dei DSA
La diagnosi è effettuata attraverso la somministrazione dei test di valutazione delle abilità scolastiche, congrui per età e classe frequentata dal bambino/a e test multidimensionali per la valutazione del livello intellettivo (WISC IV – WISC III).
Lo strumento attualmente più utilizzato per la valutazione di livello della lettura in età evolutiva sono le Prove di lettura MT (Cornoldi, Colpo & Gruppo MT, 1981); un’altro strumento di grande utilità è la Batteria per la valutazione della Dislessia e della Disortografia Evolutiva (Sartori, Job, Tressoldi, 1995), un test che mira a fornire una diagnosi differenziale dei disturbi di lettura e scrittura. Inoltre, molto utile per una valutazione di livello delle abilità di scrittura è la Batteria per la valutazione della scrittura e della competenza ortografica (Tressoldi, Cornoldi, 1991).
La comunità scientifica internazionale ha stabilito un criterio fondamentale per la definizione e la diagnosi dei DSA: il criterio della discrepanza. Come suggerisce la stessa parola, i DSA sono caratterizzati e si identificano da una inattesa “scollatura”, “divario”, tra livello intellettivo generale (comunemente detto “intelligenza”) e riuscita negli apprendimenti di base.
Un bambino con un’intelligenza nella media e un’abilità di lettura significativamente inferiore rispetto a quella dei coetanei, mostra appunto una discrepanza inattesa, che potrebbe indicare la presenza di un disturbo specifico dell’apprendimento.
D’altra parte, non può essere diagnosticato chi ha un’abilità di lettura, scrittura o calcolo inferiore a quella dei coetanei, ma anche un livello intellettivo sotto la media: non c’è alcuna discrepanza se i risultati negli apprendimenti sono in linea con le potenzialità intellettive generali.
La valutazione del livello intellettivo costituisce quindi un punto fisso nella diagnosi dei DSA e si svolge attraverso la somministrazione dei cosiddetti “test di intelligenza”. Tra questi i più noti e utilizzati test d’intelligenza globale sono le scale Wechsler.
La scala WISC sta per Wechsler Intelligence Scale for Children, ossia scala d’intelligenza Wechsler per bambini. E’ il più classico test d’intelligenza per bambini dai 6 ai 16 anni ed è costituito da una serie di prove di varia natura chiamate subtest.
Trattamento disturbi specifici dell’apprendimento
Il trattamento è costituito da percorsi personalizzati che mirano ad allenare la specifica abilità deficitaria e contemporaneamente insegnano l’uso di strategie e strumenti di compensazione. L’intervento ha inoltre come obiettivo il rafforzamento dell’autostima, la modificazione di atteggiamenti e comportamenti disfunzionali. Inoltre, prevede un intervento di consulenza alla famiglia del bambino per lavorare sulle criticità che il DSA porta all’interno delle relazioni familiari, nonché la consulenza alle insegnanti. Risulta molto importante, infatti, che ci sia una rete che sostenga il bambino, come una rete di salvataggio che non lo intrappoli all’interno delle proprie dinamiche rigide e/o pregiudizi. Una volta effettuata la diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento e sulla base degli approfondimenti funzionali, si può progettare l’intervento terapeutico.
Anche gli interventi terapeutici predisposti per ciascun bambino devono essere organizzati secondo un modello di rete che coinvolge il bambino, la sua famiglia, la scuola e l’équipe che lo ha in carico. Il professionista ha come obiettivo l‘allenare al massimo la specifica abilità deficitaria e, contemporaneamente, insegnare al bambino l’uso di strategie e strumenti di compensazione del suo deficit.L’intervento dello specialista, inoltre, supporterà l’uso di strumenti compensativi e misure dispensative a scuola.
Strumenti compensativi
Sono strumenti che permettono di compensare la debolezza funzionale derivante dal disturbo, facilitando l’esecuzione dei compiti automatici compromessi dal disturbo specifico, proprio come un paio di occhiali permette al miope di leggere ciò che è scritto sulla lavagna. Sono strumenti compensativi la calcolatrice, le tabelle, i formulari,…
Misure dispensative
Sono la dispensa da alcune prestazioni (lettura ad alta voce, prendere appunti,…), i tempi personalizzati di realizzazione delle attività, la valutazione (non viene valutata la forma ma solo il contenuto del testo scritto dall’alunno,…), ecc. Tali misure e strumenti non hanno lo scopo di “guarire” il bambino dal disturbo (perché non è ammalato!), ma di aiutarlo a ridurne gli effetti, predisponendo una modalità di apprendimento più adatta alle sue caratteristiche.
“Sono misure che non violano l’imparzialità, ma al contrario mettono il dislessico sullo stesso piano dei suoi compagni”
Giacomo Stella
Diagnosi del disturbo specifico dell’apprendimento nell’adulto
Ci sono ancora pochi studi sull’evoluzione del disturbo di apprendimento in età adulta. A livello internazionale, ci sono studi che dimostrano che il disturbo rimane nella lettura, nella scrittura, ma anche nelle prove linguistiche. Però studi su dislessici italiani adulti evidenziano un miglioramento nella correttezza della lettura, mentre permane una difficoltà nei tempi di lettura. Questo, prendendo in considerazione l’iniziale gravità del disturbo. Gli strumenti dispensativi e compensativi per adulti sono misure necessarie per gli esami di Stato, accesso all’Università, patente di guida, concorsi pubblici e non.
Gli adulti possono essere sottoposti a valutazione diagnostica con test specifici diversi da quelli utilizzati per i bambini. Per gli adulti non è indicato un trattamento riabilitativo. Essi possono utilizzare strategie e strumenti abilitativi (soprattutto informatici) in grado di agevolare le attività di studio e lavoro.
Altri interventi dell’équipe:
Interventi di psicologia scolastica
La Psicologia Scolastica studia i problemi di apprendimento, di comportamento (iperattività, bullismo,…), psicologici e relazionali nella scuola, supportando inoltre i genitori, perché le famiglie non possono essere escluse dal percorso scolastico dei loro figli. Si occupa in particolare dell’area dello svantaggio scolastico che comprende problematiche diverse e che viene indicata come Area dei Bisogni Educativi Speciali (Special Educational Needs o BES), includendo sia le difficoltà certificabili con diagnosi, sia quelle non certificabili.
La psicologia scolastica si focalizza principalmente su due aspetti:
– la ricerca delle motivazioni che rendono uno scolaro meno efficiente di un altro
– la ricerca di gravi o lievi anomalie, per le quali propone un’assistenza sistematica per l’intero ciclo degli studi o per il periodo di tempo necessario alla soluzione del problema.
Le aree di intervento, inoltre, sono l’orientamento scolastico, la prevenzione delle difficoltà di apprendimento, del disagio psicosociale, della dispersione scolastica. Questa disciplina si occupa, infine, della progettazione e dell’intervento rivolto agli alunni nei casi di difficoltà o disturbi dell’apprendimento, di difficoltà socio-relazionali, di disturbi del comportamento, di gravi disturbi cognitivi, nonché di interventi di supporto rivolti a genitori e insegnanti.
Diagnosi livello intellettivo età evolutiva
La diagnosi è effettuata al fine di rilevare eventuali ritardi e disabilità, attraverso la somministrazione di test multidimensionali.
Trattamento problemi e difficoltà scolastiche generiche del bambino e dell’adolescente
Un numero considerevole di alunni della scuola di base presenta problemi di apprendimento che incidono in forma rilevante sul rendimento, procurando spesso un vero e proprio disadattamento scolastico.
Più precisamente si stima che uno studente italiano su cinque, incontra, durante la sua carriera scolastica, un momento di particolare difficoltà che, provocando rallentamenti nei processi di apprendimento, richiede interventi individualizzati da parte di esperti.
In presenza di uno scarso rendimento scolastico generale, l’indagine diagnostica dispone di una pluralità di possibili cause che confluiscono in due grandi raggruppamenti:
– difficoltà di apprendimento
– disturbi di apprendimento
Si rende opportuno, pertanto, conoscere con chiarezza le differenze esistenti fra il primo termine, riconducibile a qualsiasi difficoltà scolastica incontrata da uno studente durante la sua carriera scolastica ed il secondo, con il quale si identificano problematiche più definite e strettamente legate al processo di apprendimento.
Riconosciamo in termini aspecifici come difficoltà di apprendimento stati che, singolarmente o compresenti nella medesima persona, possono indurre esitazioni, frequenza di errori, rifiuti o costanti insufficienze nel padroneggiare competenze.
Tali difficoltà sono riconducibili ad una serie di tipicità individuali:
– un funzionamento intellettivo quantitativamente sotto la media
– forte demotivazione
– diversità culturale
– disturbi del comportamento
Diversamente, si hanno disturbi specifici di apprendimento (DSA), identificabili in forma propria, quale sindrome primaria, non espressione derivata da altre condizioni patologiche o disabilità.
Interventi presso le scuole di screening DSA
Sono finalizzati all’individuazione precoce dei Disturbi di Apprendimento.
Con il termine screening si intende una metodologia di rilevazione che è in grado di predire un disturbo sulla base della presenza di un segno critico selezionato in precedenza (test predittivo). Il test predittivo misura un fattore di rischio per il disturbo ed è basato sull’assunto che il risultato del test indica una condizione di rischio che causa una condizione di disturbo.
Lo screening non ha le pretese di evidenziare in modo inequivocabile un disturbo, ma di individuare, con buon livello di attendibilità, i soggetti a rischio di un determinato disturbo. Non si tratta di effettuare una diagnosi, ma piuttosto di indirizzare ad uno studio diagnostico una popolazione che presenta alcuni indici caratterizzanti. Per essere efficace un test di screening deve essere semplice, rapido da somministrare e poco costoso, sia in termini di strumentazione che di impiego di risorse specialistiche.
Interventi di formazione agli insegnanti su tematiche inerenti i disturbi di apprendimento
Corsi di formazioni per fornire ai docenti gli strumenti necessari atti a rilevare i segnali di un DSA nei propri alunni.
Interventi di educazione all’affettività in classe
La cosiddetta educazione all’affettività nei ragazzi in età scolare è indicata oggi dagli esperti come momento cruciale per lo sviluppo di conoscenze, abilità e competenze, visto l’intreccio comprovato che sussiste in ogni area con l’emotività. Tale educazione si rivelerebbe essenziale per lo sviluppo delle abilità relazionali e sociali , per la prevenzione e per la promozione del benessere psico-fisico globale.
Interventi in classe per contrastare i fenomeni di bullismo
Le cronache attuali hanno molto sottolineato questo fenomeno. Si tratta di un insieme di comportamenti in cui qualcuno ripetutamente fa o dice cose per avere potere su un’altra persona o dominarla. Il fenomeno si caratterizza per la presenza di “attori” ben definiti: persecutori, vittime, gregari, spettatori,…. Spesso non gli si dà molta importanza perché lo si confonde con i normali conflitti fra coetanei, mentre il bullismo è caratterizzato da fattori ben definiti.
Training ai genitori di alunni ADHD e agli insegnanti
Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. E’ bene precisare che l’ADHD non è una normale fase di crescita che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa inefficace, e tanto meno non è un problema dovuto alla «cattiveria» del bambino. L’ADHD è un vero problema, per l’individuo stesso, per la famiglia e per la scuola, e spesso rappresenta un ostacolo nel conseguimento degli obiettivi personali. E’ un problema che genera sconforto e stress nei genitori e negli insegnanti i quali si trovano impreparati nella gestione del comportamento del bambino
Percorsi psicoeducativi per alunni portatori di disabilità
Finalizzati alla riduzione di comportamenti disfunzionali.
Il termine psicoeducazione indica una metodologia introdotta nel campo delle scienze della salute mentale negli anni ’80 del 1900, che punta a rendere consapevole la persona portatrice di un disturbo, e i membri della sua famiglia, circa la natura della patologia di cui è sofferente e circa i mezzi per poterla fronteggiare. Alcuni interventi prendono spunto dal cognitivismo e dal comportamentismo.
Sostegno al disabile e alla famiglia
Molti genitori necessitano di essere accompagnati nella ricerca di equilibri più adeguati in ambito familiare, di orientamento nelle scelte educative e sociali che accompagnano il processo di crescita dei figli con disabilità, di sostegno psicologico nell’elaborazione dei vissuti relazionali ed emotivi, e nell’adattamento alle situazioni di vita che li riguardano.
Interventi di mediazione nella comunicazione scuola-famiglia
L’obiettivo di tali interventi è alimentare il dialogo tra la scuola e la famiglia quali partner educativi. Scopo primario è la comprensione delle problematiche dei genitori e degli insegnanti nella quotidiana azione educativa con i ragazzi. Successivamente, l’obiettivo sarà di fornire gli strumenti necessari perché sia genitori sia insegnanti possano sentirsi validi alleati nel guidare nel loro percorso di crescita i ragazzi.